COMUNICATO DI FINE ANNO LIBERI UNIVERSITARI
Voglio condividere con tutti Voi che leggete, un grido che apprezzo io per primo.
Giovani menti pensanti, libere di volare alto, hanno scritto un resoconto tremendamente sincero.
Quattro punti, che riassumono alcuni anni, della nostra esistenza.
Anni bui, anni che a parole nessuno avrebbe voluto vivere, ma che alcuni con malcelato orgoglio caldeggiano.
Anni di guerre, anni di pandemie, anni di crisi di identità, anni di bussole perse .
Però!!!
C’è un meraviglioso però!
Questi anni sono anni, in cui i veli sono caduti, nuove amicizie si strette, i sentimenti sono affiorati e l’anima in fine ha vinto.
COMUNICATO DI FINE ANNO LIBERI UNIVERSITARI
Il senso dell’università nel baratro dell’Occidente.
Università. Un nome prestigioso, di cui adoriamo riempirci la bocca. Noi Liberi Universitari, giunti al termine dei nostri studi “superiori”, ne usciamo con un quadro desolante.
Il presente comunicato vuole illustrare la pochezza politica (in senso profondo) e quindi umana, sociale e culturale di questo baraccone istituzionale riassumendo le posizioni da lui assunte, negli ultimi anni, sui temi più caldi:
1) La pseudopandemia è stata il momento di accertamento della morte cerebrale, culturale e politica del corpo accademico, già in stato di putrefazione. Come ai tempi del giuramento fascista, pochi hanno fatto sentire la loro voce, ribadendo come coloro che dovrebbero conservare e trasmettere la memoria e i traumi collettivi siano disponibili a seppellirla dinanzi al comando padronale.
Nel settembre 2021, il Magnifico Rettore di Unipv (da allora acronimo di “Uniti Per la Vaccinazione”) invitava studenti e docenti a iniettarsi un farmaco sperimentale “per ritornare alla normale vita accademica”. A distanza di tre anni, speriamo non vi siano state morti correlabili a quel nefasto comunicato;
2) Guerra in Ucraina. Non una voce, non un bisbiglio: l’accademia (almeno quella pavese), muta nel suo splendido isolamento, sepolta nella sua torre d’avorio marcio fatto d’obbedienza a priori;
3) Genocidio in Palestina. Idem. Per l’università è come se nulla stesse accadendo. Silenzio tombale, quindi radicale connivenza. La recente occupazione di alcuni cortili della nostra università non ha risvegliato le tiepide coscienze accademiche, sepolte in angusti studioli, ma ha solo creato un nuovo spazio in cui fare aperitivo.
4) Un punto più strettamente pavese: la profanazione dell’ex convento di San Tommaso. Da quasi un mese, all’ingresso del dipartimento di studi umanistici, sono affissi poster che insultano non solo il senso estetico, ma il valore spirituale di quel luogo.
Vedere per credere: piazza del Lino, ingresso per la biblioteca (magari domani li rimuovono, il loro effetto, dopo un mese, l’avranno ottenuto).
L’università è ormai lo specchio marcescente di una società (e di un Occidente) al galoppo verso il baratro. La sua funzione è ridotta alla riproduzione di tecnici; il suo valore umano, culturale e sociale in senso profondo è ormai pari a zero.
Il senso attuale dell’università è quello della placida ratifica e diffusione ideologizzata di decisioni prese altrove. L’uno verso il quale l’uni-versità si dirige, è quello del pensiero unico lobotomizzato.
In una istituzione del genere, non diciamo che non si dovrebbe entrare, ma si entri per decostruire quell’ultimo mito che essa è, ancora, per molti. E si scopra che ormai s’impara di più fuori dalle sue mura.
Noi Liberi Universitari stiamo imparando come funziona il mondo non grazie all’università, ma nonostante essa. Le conferenze che organizziamo sono anzitutto momenti formativi interni in cui capire la Realtà, sulla quale l’università tace o farfuglia politically correct.