Cultura? C’è!
A Pavia camminare e vedere un giovane studente, con il suo smartphone iper tecnologico, seguire una lezione on-line seduto sugli scalini del Duomo, edificato a partire dal 1488 progettato da Bramante e con Leonardo Da Vinci in cantiere: ecco un contrasto generazionale e culturale emozionante.
In realtà, l’emozione di Pavia inizia prima, inizia dall’esserci e vedere ancora oggi gli studenti per le vie e le piazze; l’emozione è pensare che già 1200 anni fa le persone venivano a Pavia per studiare.
Fu infatti il Re Longobardo Lotario ad istituire la scuola per i funzionari del regno nell’anno 825, da allora ad oggi, a Pavia si è sempre studiato. Nel 1361 la scuola per funzionari ha lasciato il posto all’attuale università, che per quanto sia di proprietà e giurisdizione del ministero della cultura o comunque non proprietà del comune, attira nella città e nel territorio circostante, non solo studenti, ma turisti curiosi.
Turismo e cultura ben si fondono in Pavia, ma a quanto pare la città non ne vuol sapere di implementare e sfruttare al meglio le sue risorse.
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La Storia
Con naturalezza Pavia può sfoggiare una serie di testimonianze storiche, basta andare in centro e guardarsi attorno, l’occhio spazia dalle case medievali, alle torri, ai palazzi storici, ai vicoli piccolissimi e strettissimi, alle piazze, alle meravigliose chiese, alle strade con selciati e fattezze ancora oggi conformi all’originale.
Tutto questo dunque non relegato in un museo o in un’area archeologica, ma nel cuore pulsante della vita cittadina, il contrasto fra modernità e storicità è inebriante.
Ebbene, ogni occasione per incrementare il turismo andrebbe sfruttata, ma non lo si fa come si dovrebbe, parole e discorsi che sembrano far partire qualcosa, ma a cui non consegue nulla; un po’ come stare alla stazione a guardare passare i treni senza prenderne mai uno, correndo però il rischio che di treni non ne passino più o vengano dirottati da qualche altra parte.
In un momento dove molti giovani e meno giovani lamentano poche possibilità di lavoro, sfruttare tutto ciò che si ha a disposizione dovrebbe essere un obbligo.
Come già ho avuto modo di dire, la segnaletica monumentale andrebbe rifatta, si potrebbe pensare ad accordi per sviluppare percorsi gastronomici da abbinare alle visite turistiche: visita della città, dei luoghi di interesse e poi degustazione di un menù con le tipicità del territorio e del circondario.
Idee
Come sempre mille possono essere le idee, basterebbe iniziare a realizzarne una, almeno una, o una per volta e piano piano, realizzarle tutte.
Parlando di cultura, bisognerebbe iniziare proprio dalle cose semplici che talvolta sfuggono ai cittadini stessi, per esempio il significato e la derivazione dei nomi dei quartieri , aggiungendo il motivo dell’intestazione delle vie; cultura è sapere anche dove si abita.
Faccio un esempio, Vicolo Stilicone, Re dei Vandali: perchè la città ha voluto onorare la memoria di questo Re intestando una via o vicolo? Non lo so, certo qualcuno lo sa, se fosse aggiunta una targhetta esplicativa sotto l’intestazione, tutti lo saprebbero.
Tutto è cultura, tutto si può fare, bisogna avere la voglia di fare per crescere e far crescere nella conoscenza.
Crediti fotografici: Lucia Magni