MAX MALFANTI BLOG

Per chi non ne ha mai abbastanza di Pavia

Cultura

Il Conte Kalergi

Kalergi era un conte austriaco che ipotizzava un mondo senza barriere e senza divisioni, fatto di pace e serenità.
Nulla di male, da cattolico ,pace e serenità li auguro sempre a tutti. La guerra non è certo una bella cosa. Si può dire che il conte Kalergi ( abbreviando, il nome completo è molto più lungo ) abbia detto delle banalità già vaticinate da un mediorientale abbastanza noto un paio di millenni fa.
Ora arriva la stortura della storia, arriva il solito furbone, o gruppo di furboni, che usurpano una idea innocente e condivisibile, e la trasformano in qualcosa di deprecabile.

Il “ Piano Kalergi” è lo stravolgimento, è la voglia di mettere in bocca a un tizio che non si può difendere parole mai dette; è rubare una idea falsandola e portandola a limiti estremi e immorali.

Con la dicitura “piano kalergi” si nasconde la parola schiavismo. Una versione moderna senza catene e con tanto di stipendio, ma lo schiavismo è l’imposizione forzata di una condizione umanamente inaccettabile che viene accettata o meglio fatta accettare a forza.
Portando al limite estremo il concetto di abbattimento di frontiere si deportano le persone con l’inganno.
Per prima cosa, in paesi poveri con scarse possibilità si idealizzano i paesi ricchi e si fa credere alla popolazione che sia tutto oro ciò che luccica e anche quello che non luccica, poi li si fa giungere in quei paesi, togliendo loro la possibilità di rientro in patria.
Una volta che i paesi sono pieni di persone disperate che cercano lavoro, si procede al ricatto sistematico di tutti i lavoratori, sia quelli originari del luogo che i nuovi arrivati; si offre a entrambi uno stipendio da fame dicendo loro “ … se non lo fai tu, lo fa un altro …” ecco il concetto di schiavismo moderno applicato in maniera sistematica a tutti, ed ecco le grandi industrie con il loro abbattimento dei costi, riduzione non rivolta ad un calo dei prezzi, ma a un maggior guadagno per i proprietari di aziende di grandi dimensioni.
In pratica si innesca una corsa al ribasso del valore del lavoro delle persone, svilendo le persone stesse.
Una scritta tremenda campeggiava all’ingresso dei campi di sterminio nazisti, “ il lavoro rende liberi”; ora, dopo aver abbattuto quella scritta, scopriamo che si intende usare il lavoro per rendere schiavi. Serve una presa di coscienza e un moto di ribellione, una pulsione di amor proprio.
Bisogna rendersi conto che non è vero che il lavoro rende liberi, specie quando è il lavoro stesso, sotto pagato e svilito a rendere schiavi.
Con il lavoro una ed una sola persona deve potersi mantenere dignitosamente, non morire di fame; oggidì servono due stipendi per vivere dignitosamente, e questa non è libertà, è costrizione. La tendenza è quella di far arrivare nei paesi evoluti ancora più poveri disperati, così da alterare la proporzione fra domanda e offerta, obbligando ad accettare stipendi sempre più bassi, rendendo le persone “schiavi economici”, togliendo loro sia la dignità che la voglia di reagire ai soprusi.
E’ il caso di ribellarsi ora prima che sia troppo tardi.
Condividi se ti è piaciuto:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *